Terapia: rigorosa dieta priva di glutine
La celiachia è considerata una patologia auto-infiammatoria cronica a carico dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine da parte di soggetti geneticamente predisposti.
Il glutine è un complesso proteico presente in alcuni cereali come frumento, orzo, segale, farro, ecc.
Una delle componenti proteiche del glutine è chiamata prolamina, effettiva responsabile degli effetti tossici riscontrati nei soggetti celiaci.
La prolamina si differenzia in relazione al cereale: per esempio la prolamina del frumento è la gliadina, quella della segale è la secalina, dell’orzo è l’ordeina, dell’avena è l’avenina.
La celiachia è caratterizzata da un quadro clinico molto variabile che va dalla diarrea profusa a sintomi extraintestinali e può manifestarsi in concomitanza con altre patologie di natura autoimmune.
Da un punto di vista epidemiologico, la celiachia colpisce circa l’1% della popolazione italiana con un’incidenza maggiore del genere femminile.
Secondo la teoria dell’Iceberg della celiachia, tuttavia, i casi conclamati e diagnosticati sono una parte irrisoria rispetto alla totalità dei soggetti effettivamente celiaci.
La diagnosi infatti viene definita solitamente in presenza di una sintomatologia ben evidente che possa ricondurre a questa condizione.
Bisogna tener conto, però, che secondo la teoria sopra citata una buona parte di soggetti celiaci manifestano sintomi subdoli o non li manifestano affatto.
Anche in assenza dei sintomi tipici la mucosa intestinale inizia a subire i primi danni a carico dei villi, diventando poi sintomatica in presenza di un danno più esteso.
Senza la cura con una terapia adatta, il soggetto celiaco andrà in contro a devastanti danni intestinali, con scomparsa dei villi e conseguente malassorbimento e malnutrizione.
L’unica terapia al momento disponibile è una rigorosa dieta priva di glutine che dovrà essere protratta per tutta la vita senza eccezioni o trasgressioni.